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LA RADIOGRAFIA DI FREUD

I primi decenni del Novecento sono stati un’epoca di grandi scoperte e di radicali trasformazioni. Il Mondo moderno infatti affonda le proprie radici nelle conquiste scientifiche e nei mutamenti sociali di quegli anni. La Psicoanalisi è uno dei campi più affascinanti e innovativi di questa fase storica: le teorie e scoperte di Freud hanno cambiato per sempre il nostro modo di vedere l’uomo e la vita psichica.


Freud è stato capace di descrivere la Psicoanalisi attraverso molte metafore efficaci ed affascinanti. In una delle sue ultime opere, “Analisi terminabile ed interminabile” (1937), Freud evoca una delle grandi scoperte della sua epoca: i raggi X. I raggi scoperti dal fisico tedesco Wilhelm Conrad Röntgen nel 1895 sono radiazioni elettromagnetiche che si propagano in linea retta, attraversano gli oggetti e impressionano una lastra fotografica.


Wilhelm Conrad Röntgen,

premio Nobel per la fisica (1901)


I raggi X hanno rivoluzionato la medicina, offrendo un prezioso strumento diagnostico: i raggi che attraversano il corpo umano vengono assorbiti in modo diverso dai tessuti che lo compongono; questa differenza si traduce in una fotografia, nella quale i tessuti molli risultano più trasparenti, mentre i tessuti ossei appaiono più scuri.


I raggi X quindi permettono di osservare ciò che gli occhi non riescono a vedere: la fotografia ottenuta permette di vedere “attraverso” il corpo, mostrando ciò che si nasconde sotto la superficie.


Radiografia della mano di Albert von Kölliker,

eseguita da Wilhelm Conrad Röntgen.



Ancora oggi questi raggi sono utilizzati in campo medico (per esempio nella TAC); tuttavia i raggi X sono studiati e utilizzati in diversi campi, come la conservazione degli alimenti, in astronomia, in cristallografia e perfino nella creazione dei plasmi.


Freud sottolinea l’esistenza di numerosi parallelismi tra la Psicoanalisi e la radiografia. La Psicoanalisi è un potente strumento terapeutico e conoscitivo, che permette di studiare l’“inconscio” e il funzionamento della Psiche. Cosa ha in comune con la radiografia?


Come nella radiografia, la Psicoanalisi permette di “vedere attraverso” le parole del paziente e di interpretare il significato inconscio delle sue parole e dei suoi sogni, facendo emergere la realtà soggettiva rimossa.


Ciò che è rimosso, perché fonte di dolore e oggetto di conflitto, emerge in analisi, così che possa tornare cosciente.


Lo strumento fondamentale dello psicoanalista è la sua capacità di ascolto e di occupare una posizione simbolica nei confronti del paziente: l’analista non è un amico, non è un parente, non è un amante, non è un semplice conoscente, né un collega di lavoro; lo psicoanalista è chiamato ad occupare una posizione unica, diversa da tutte le altre.



Anche il medico occupa un ruolo specifico e particolare, simbolico, prezioso per intervenire in una cura al di là delle sue competenze professionali e delle sue conoscenze tecniche.


Allo stesso tempo, all’analista è richiesta una lunga e complessa formazione. Perché? Perché il lavoro con l’inconscio dei pazienti ha effetto anche sull’inconscio dell’analista.


Freud sottolinea che i raggi X possono essere un’arma a doppio taglio: se usati senza le dovute cautele, questo potente strumento diagnostico può avere effetti nocivi sulla salute del medico che li utilizza.

Un’eccessiva esposizione ai raggi X può infatti favorire la comparsa di gravi patologie e può essere persino letale.


In modo simile, nel caso della Psicoanalisi, Freud osserva la presenza di “pericoli dell’analisi”:


“Non ci sarebbe da meravigliarsi se il fatto di avere a che fare ininterrottamente con tutto ciò che è rimosso e che nella psiche umana lotta per liberarsi dovesse scuotere e destare anche nell'analista tutte quelle richieste pulsionali che di norma egli riesce a tener represse.”


Il primo passo per occupare la posizione di analista è sottoporsi ad un’analisi personale.

Tuttavia è necessario che l’analista si tuteli nel corso della propria pratica.


Freud sottolinea la necessità che l’analista si sottoponga ad un controllo/supervisione costante della propria pratica, per controllare l’effetto del controtransfert.


Inoltre, per Freud è necessario che: “Ogni analista dovrebbe periodicamente, diciamo ogni cinque anni, rifarsi oggetto di analisi, senza provar vergogna di questo passo. Ciò significherebbe dunque che non solo l'analisi terapeutica dcl malato, ma anche la sua stessa analisi da compito terminabile si trasformerebbe in compito interminabile.”


L’analisi non ha infatti lo scopo di “prosciugare” o “esaurire” l’inconscio, ma di renderlo un alleato della cura, non un ostacolo.


L’inconscio è una componente strutturale della Psiche umana e la posizione di analista comporta innanzitutto il “fare i conti” con la parte inconscia di sé.


Per approfondire:

-Sigmund Freud – “Analisi terminabile ed interminabile” (1937);

-Giuseppe Pellizzari - “L'apprendista terapeuta. Ediz. Ampliata” (2023);

-Massimo Recalcati - “La pratica del colloquio clinico. Una prospettiva lacaniana” (2017).



La formazione dell’analista comincia dall’analisi personale del candidato, chiamato ad un confronto diretto con il proprio inconscio.


Quali caratteristiche sono necessarie per occupare la posizione di analista?


Spiegando il valore dell’analisi personale, per Freud è necessario è importante osservare che:


“La sua funzione è assolta se porta l'allievo al sicuro convinci1nento dell'esistenza dell'inconscio, se, all'affiorare del rimosso, gli consente di sperimentare su sé medesimo percezioni alle quali normalmente non presterebbe fede, e se gli dà un pri1no saggio dell'unica tecnica che nel lavoro analitico si è dimostrata efficace. Questo soltanto non sarebbe sufficiente come opera di formazione; tuttavia, si conta sul fatto che le suggestioni ricevute durante l'analisi personale non si esauriscano con la conclusione di quest'ultima, che i processi di ristrutturazione dell'Io proseguano spontaneamente nell'analizzato e che tutte le sue successive esperienze vengano utilizzate nel nuovo senso di cui egli si è impadronito.


Ciò si verifica effettivamente, e, nella misura in cui si verifica, è quel che rende l'analizzato idoneo a diventare analista.”


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