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L’ESILIO DI FREUD

Aggiornamento: 11 giu 2023


Il 13 Marzo del 1938, la Germania nazista annesse l’Austria: questo evento è ricordato con il nome di “Anschluss”, “annessione” o "unione politica".

Il plebiscito, indetto per il mese successivo, sancì l’unione mortale tra la Germania e quanto restava dell’antico impero austriaco: il cardinale di Vienna, Innitzer, invitò i fedeli a rallegrarsi: il nuovo governo li avrebbe finalmente protetti in modo definitivo dalla minaccia bolscevica.

Cittadini viennesi salutano l'ingresso

delle truppe tedesche in città nel 1938


Fin dalle prime settimane, i gendarmi e le squadre delle SS pattugliarono la città di Vienna e i centri ebraici, imponendo in Austria la legge liberticida e antisemita del Reich.


Il clima in città per gli ebrei divenne insopportabile: anche gli ebrei più ricchi e famosi furono oggetti di persecuzioni, minacce e violenze. L'annessione dell'Austria comportò per gli ebrei austriaci le stesse privazioni riservate agli ebrei tedeschi: la perdita dei diritti di cittadinanza, di libero accesso all'istruzione, di pubblicazione di opere e di contrarre liberamente matrimonio.

Un'immagine della Vienna occupata dai tedeschi


La famiglia di Freud non ebbe un trattamento diverso.


Poche settimane dopo l’Anschluss, i Freud diedero il via ai preparativi per il loro esilio: Sigmund, ormai molto anziano, stanco e debilitato dal cancro alla mascella, si rassegnò ad abbandonare la sua città, per trovare rifugio in Inghilterra, a Londra.


Per i nazisti, la psicoanalisi era una scienza degenerata in quanto ebraica: i roghi di libri operati dai nazisti videro la distruzione non solo delle opere di oppositori politici o di scrittori sgraditi al regime, ma anche delle opere di Freud e dei suoi allievi.


Oltre all'origine ebraica della psicoanalisi, i nazisti rimproveravano la centralità della sessualità infantile, la dimensione perversa polimorfa della vita istintuale umana e le osservazioni di Freud sul rapporto tra le masse e il leader, contenute in opere quali "Psicologia delle masse e analisi dell'Io" (1921).



Alcuni ebrei viennesi allontanati

con la forza da un centro confessionale

I Freud, fin dalle prime settimane, furono vessati dagli uomini della Gestapo: questi fecero più volte irruzione nello studio e nella casa di Freud, accettando di andarsene solo dopo aver ricevuto cospicue somme di denaro.

Quando le SS tentarono di arrestare Anna, la figlia di Freud, la misura fu colma: grazie alla mediazione della ricca e potente Marie Bonaparte, allieva di Freud e psicoanalista francese, Freud riuscì ad ottenere un salvacondotto per sé e alcuni dei suoi familiari.


Fu costretto a lasciare a Vienna parte del suo patrimonio, dei suoi beni e le sue sorelle, senza poterle portare con sé: molti all’epoca ancora sottovalutavano fin dove il nazismo si sarebbe spinto nella sua politica di risoluzione della “questione ebraica”.


Il 4 giugno Freud salì sull’Orient Express diretto verso Londra, raggiungendo il 5 giugno Parigi: ad attenderlo trovò il figlio Ernst, il nipote Harry, Ernest Jones, suo allievo e biografo inglese, Maria Bonaparte, l’ambasciatore americano William Bullit, giornalisti e fotografi.

Freud, insieme alla figlia Anna, in viaggio verso Londra


Dopo una breve sosta nella capitale francese, il viaggio di Freud, della sua famiglia e dei suoi accompagnatori, proseguì per Londra, dove il padre della psicoanalisi avrebbe trovato una nuova casa.


Una delle ultime foto di Freud, ormai al sicuro nella

sua nuova casa di Londra, insieme alla figlia Anna


In diversi passaggi della sua opera, Freud ha esplicitato come l’essere ebreo abbia favorito il rigetto delle sue idee e delle sue scoperte.

Il problema dell’antisemitismo, tuttavia, non ha toccato solo l’opera scientifica di Freud, costringendolo all’esilio e alla perdita di parte della sua famiglia, sterminata dai nazisti come milioni di ebrei, omosessuali, gitani, oppositori politici, religiosi, uomini, donne e bambini “colpevoli” di appartenere ad un’etnia “indesiderata”.


Alcuni degli ultimi articoli di Freud sono dedicati proprio alla questione ebraica e all’antisemitismo.


Per approfondire:

-UNA PAROLA SULL'ANTISEMITISMO (1938)

-ANTISEMITISMO IN INGHILTERRA (1938)

Con la caduta di Vienna e in seguito dell’Europa continentale nelle grinfie del Terzo Reich, Londra divenne la capitale mondiale della psicoanalisi, la città nella quale analisti da tutto il mondo cercarono rifugio e riparo da guerra e persecuzioni.


Negli anni quaranta, l’arrivo di analisti di diversa formazione e provenienza determinerà una fase di tribolato fermento nel mondo analitico; emersero tre gruppi: il primo, vicino al lavoro di Anna Freud, darà vita alla “Psicologia dell’Io”; il secondo, influenzato dal lavoro di Melanie Klein, fonderà la teoria delle “relazioni oggettuali”; un terzo gruppo invece preferirà mantenersi indipendente dalle due caposcuola, evitando di prendere apertamente parte in quelle che saranno ricordate come le “discussioni controverse” (1943-1944).


Insegna della casa londinese di Freud

A Londra, Anna Freud, insieme a Dorothy Burlingham, fondò l'Hampstead War Nursery, una casa di cura per bambini di guerra e orfani di guerra. In seguito, la casa fu ampliata in una clinica e fu uno dei più prestigiosi istituti di insegnamento per l'analisi infantile. Il centro è ancora attivo e porta il nome della sua fondatrice: “Anna Freud Center”.


L'esilio di Freud e gli eventi della seconda guerra mondiale diedero una direzione precisa alla storia della psicoanalisi, rendendola sempre più affine alla cultura dei paesi che ne hanno permesso la sopravvivenza: se, in origine, la psicoanalisi affondava le proprie radici nella cultura ebraica e tedesca, nel complesso mondo mitteleuropeo, con l'esilio londinese e la fuga di molti analisti in Inghilterra e negli Stati Uniti, il centro di gravità del mondo analitico si spostò nel mondo scientifico e culturale anglofono e inglese, l'unico "mondo libero" rimasto per la sopravvivenza della psicoanalisi.

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