IL “PRINCIPIO DEL NIRVANA”
- riccigianfranco199
- 11 set 2023
- Tempo di lettura: 4 min
Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi, introdusse numerosi concetti innovativi che rivoluzionarono il campo della psicologia. Tra questi concetti c'è il “Principio del Nirvana”, una componente fondamentale del modello metapsicologico della psicoanalisi.

Freud introdusse il Principio del Nirvana come componente chiave della sua teoria del funzionamento psichico.
Il concetto del Principio del Nirvana emerse nella sua opera "Al di là del principio di piacere" (1920). Prima di ciò, Freud si era concentrato principalmente sul “Principio del Piacere”, secondo il quale gli individui cercano il piacere ed evitano il dolore, inteso come “stato di tensione”.
La soddisfazione della pulsione, intesa come scarica, ridurrebbe lo stato di tensione, generando l’esperienza del piacere. Tuttavia, le osservazioni di Freud sui sopravvissuti al trauma, in particolare sui veterani di guerra, hanno messo in discussione questa visione lineare.
In "Al di là del principio di piacere", Freud introdusse l'idea che gli individui siano influenzati anche da una tendenza che chiamò "pulsione di morte" o "Thanatos". Questa spinta è in opposizione al Principio del Piacere, poiché sembra spingere gli individui verso comportamenti autodistruttivi e aggressivi. Freud aveva colto come la spinta di Thanatos rappresentasse una forza irresistibile all'interno degli individui, capace di portarli verso la morte, in apparente contrasto con la loro ricerca del piacere. Freud ipotizzò che il conflitto tra Eros, che afferma la vita (associato al principio del piacere) e Thanatos distruttivo (associato al principio del Nirvana), sia al centro del funzionamento psichico umano.
Uno dei concetti chiave associati al Principio del Nirvana è la "coazione a ripetere".
Questa compulsione a ripetere esperienze traumatiche, anche quando causano dolore, può essere vista come un'espressione di Thanatos, la pulsione di morte. Freud ha suggerito che questa compulsione sia un modo con cui gli individui tentano di padroneggiare e controllare eventi traumatici, cercando uno stato di equilibrio, anche se ciò comporta la rivisitazione di esperienze dolorose.

Istallazione dell'artista Ron Mueck
L’introduzione del Principio del Nirvana e della pulsione di morte segnò un cambiamento significativo nella teoria freudiana. Essa ha consentito una comprensione più sfumata della motivazione e del comportamento umano.
Questo aspetto teorico segna una divaricazione tra psicoterapia e psicoanalisi: l’esistenza di una dimensione mortifera della pulsione, che tende alla distruzione e al ritorno all’inorganico, al consumo radicale dell’esistenza, costituisce un paradosso inaccettabile per la mera “terapeutica”, che ha per obiettivo il risanamento e il benessere.
La psicoanalisi ha colto l’ “Al di là” rispetto alla ricerca del mero piacere, la dimensione potenzialmente senza limiti del godimento sostenuto dalla pulsione di morte.
Il concetto del Principio del Nirvana non è stato esente da controversie e critiche. Alcuni studiosi sostengono che manchi di prove empiriche ed è difficile da testare scientificamente. Altri suggeriscono che rappresenti un costrutto teorico che potrebbe non avere applicabilità universale. Nonostante queste critiche, il Principio del Nirvana rimane un elemento chiave della teoria freudiana e continua a influenzare il pensiero psicoanalitico.
Il Principio del Nirvana sfida la visione semplicistica del Principio di Piacere riconoscendo l’esistenza di una pulsione che agisce contro la conservazione della vita, la pulsione di morte o Thanatos.
Come altre idee visionarie, il Principio del Nirvana ha dovuto affrontare la sua parte di critiche e controversie. Alcuni sostengono che manchi di prove empiriche ed è difficile da convalidare scientificamente. Altri suggeriscono che potrebbe non essere un costrutto universale, con la sua applicabilità limitata a determinati individui o contesti culturali. Tuttavia, nonostante queste critiche, il Principio del Nirvana rimane una pietra angolare della psicoanalisi freudiana, stimolando continue discussioni ed esplorazioni nel campo della psicologia.
IL PRINCIPIO DEL NIRVANA NEL LAVORO DI LACAN
Jacques Lacan, una figura di spicco nel campo della psicoanalisi e del pensiero post-strutturalista, ha introdotto un concetto accattivante noto come "Principio del Nirvana" che si discosta dalle tradizionali nozioni freudiane. Radicato nelle idee di desiderio e mancanza, questo principio fornisce una lente unica attraverso la quale possiamo comprendere la soggettività umana. In questo articolo esploriamo le origini, lo sviluppo e il significato del Principio del Nirvana all’interno della teoria lacaniana, facendo luce sulle sue implicazioni per comprendere le complessità del desiderio e dell’identità umana.
Il concetto del Principio del Nirvana nella teoria lacaniana è strettamente legato alla nozione di “mancanza”. Lacan credeva che gli esseri umani fossero segnati da una mancanza o da un vuoto essenziale, che chiamava "objet petit a" (l'oggetto-causa del desiderio). Questo concetto sottolinea l’idea che il desiderio umano non è radicato nella ricerca di completezza o interezza, ma piuttosto nella perpetua ricerca dell’inafferrabile oggetto del desiderio. Questa ricerca, sostiene Lacan, è un tentativo di ritornare a uno stato di soddisfazione o "nirvana".
In particolare, è la "jouissance" o godimento, ad incarnare in modo radicale l'esperienza del principio del Nirvana freudiano.
Con godimento si intende la versione pulsionale della soddisfazione, allineata o meno con l'esperienza soggettiva del desiderio.
Centrale nel pensiero lacaniano è l’idea che l’ordine simbolico, che comprende linguaggio, cultura e norme sociali, modella i nostri desideri. Il desiderio, in questo contesto, è sempre mediato dall'Altro: questo è un aspetto significativo della teoria lacaniana. L'Altro rappresenta il mondo esterno, le aspettative della società e l'influenza del linguaggio sui nostri desideri. Di conseguenza, il Principio del Nirvana entra in gioco quando gli individui affrontano la tensione tra i loro desideri soggettivi e le richieste dell’Altro.
Lacan postulava che la fantasia gioca un ruolo cruciale nella manifestazione del desiderio e nel perseguimento della soddisfazione. Le fantasie sono narrazioni o scenari che gli individui costruiscono per mediare i propri desideri, spesso coinvolgendo l'oggetto del desiderio (objet petit a). Queste fantasie servono come mezzo per colmare temporaneamente il divario tra desiderio e soddisfazione, anche se la vera soddisfazione rimane sfuggente.

Jacques Lacan
Il Principio del Nirvana nella teoria lacaniana fornisce una prospettiva profonda sulla soggettività umana. Mette in evidenza la ricerca incessante della realizzazione dei desideri e i modi in cui la lingua, la cultura e le strutture sociali modellano i nostri desideri e la nostra identità. Inoltre, sottolinea il ruolo dell’Altro e dell’ordine simbolico nel dare forma ai nostri desideri, rendendolo un concetto fondamentale sia per i professionisti che per gli studiosi psicoanalitici.
Il Principio del Nirvana nella teoria lacaniana, profondamente intrecciato con il concetto di mancanza e il ruolo dell’Altro, offre una lente distintiva attraverso la quale vedere il desiderio e la soggettività umana. Radicato nell'idea che il desiderio è una continua ricerca di una soddisfazione mitica, questo principio ci invita a esplorare l'intricata interazione tra il soggettivo e l'esterno, il simbolico e il reale. In tal modo, apre nuove strade per comprendere le complessità dell’identità umana, del desiderio e dei modi in cui navighiamo nel mondo attraverso la lingua e la cultura. Il Principio del Nirvana di Lacan continua a ispirare psicoanalisti, studiosi e pensatori nella loro ricerca per svelare i misteri della psiche umana.
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