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IL COMPLESSO DI LAIO

Laio era il mitico sovrano di Tebe, padre del famoso Edipo e marito di Giocasta. Nel corpus della mitologia greca, il “Ciclo Tebano”, cioè l’insieme dei racconti legati a Laio, ad Edipo, ai loro eredi e alla città di Tebe, ha una grande importanza. La sorte tragica che la famiglia di Laio dovrà subire avrebbe origine da alcuni delitti compiuti dallo stesso Laio, nella sua giovinezza.


Tra questi, il più grave sarebbe stata la violenza contro Crisippo, giovane figlio di Pelope, sovrano della città di Pisa, nel Peloponneso. Accolto nella corte di Pisa, Laio si sarebbe innamorato del figlio del Re e lo avrebbe avvicinato con l’inganno; con la scusa di insegnargli a condurre un carro da guerra, Laio avrebbe abusato del giovane che, per la vergogna, si sarebbe dato la morte.


Questa tragica vicenda sarebbe stata raccontata dal tragediografo Euripide, in un’opera andata perduta.


In seguito, Laio sarebbe divenuto sovrano di Tebe. Un giorno, il sovrano decise di consultare l’oracolo di Delfi; il responso fu chiaro ed inquietante: Laio non avrebbe dovuto avere figli da Giocasta, altrimenti sarebbe stato ucciso proprio da uno di questi. Il sovrano decise di seguire l’indicazione dell’oracolo; tuttavia, una notte, perso il controllo per colpa del vino, Laio si unì a Giocasta, concependo poi un figlio, Edipo.



Il piccolo venne esposto ed abbandonato ma sopravvisse, salvato da un pastore. Edipo crebbe presso la corte di Corinto, senza memoria del proprio passato o della sua origine. Durante un diverbio venne apostrofato come “orfano”: profondamente turbato, Edipo scelse di rivolgersi, a sua volta, all’oracolo di Delfi: l’oracolo gli intimò di non tornare a casa, altrimenti avrebbe ucciso il padre e sposato la madre.


Temendo che il vaticinio si riferisse ai sovrani di Corinto, Edipo decise di non tornare nella città nella quale era cresciuto; il giovane si diresse nella direzione di Tebe. Ad un incrocio avvenne l’incontro fatale: il Re Laio non cedette il passo al giovane e nell’inevitabile conflitto Edipo uccise il sovrano, inconsapevole del loro legame.


Joseph Blanc, Morte di Laio, 1867


La colpa del delitto di Edipo, divenuto poi sovrano e sposo di Giocasta, si abbatterà sulla città di Tebe, devastata dalla peste, e sugli eredi della dinastia, come raccontato nelle tragedie di Sofocle (Edipo re - Edipo a Colono - Antigone).


La figura di Laio è complementare a quella di Edipo. Per questo, molti psicoanalisti hanno posto grande enfasi sulla figura di questo sovrano, per completare il “Complesso di Edipo” descritto da Freud.

Freud vede nella figura di Edipo la sintesi dei vissuti di odio del bambino per il genitore dello stesso sesso e di amore per quello del sesso opposto. Questo conflitto sarebbe alla base del rapporto spesso burrascoso tra genitori e figli.


Kýlix attica del "Pittore di Edipo"


Il conflitto tra desiderio e Civiltà, tra pulsione e legge, vedrebbe il trionfo delle istanze alla base del “Super Io”, la coscienza morale che regola il rapporto tra Io e pulsioni all’interno della psiche.


Molti analisti hanno sottolineato come la vicenda di Edipo abbia origine dal rifiuto di Laio di accogliere il figlio e dal suo tentativo di ucciderlo. La figura di Laio è preziosa per esplorare il rapporto tra le generazioni e il tema della caducità della vita (vecchiaia, morte ed eredità).


La nascita di un figlio infatti segna un passaggio decisivo dell’esistenza: la nascita di un altro segnala non solo la forza generativa del genitore, ma anche la dimensione transitoria della vita. Se la gioia per la nascita è cosciente e celebrata, l’angoscia per la propria morte che la nascita dell’altro evoca è invece spesso rimossa e rifiutata.


Così fa Laio, cercando di eliminare il figlio per salvare la propria vita e il proprio trono.


Laio incarna quindi un paterno che rifiuta di cedere l’eredità al figlio; piuttosto che vedere in Edipo un legittimo successore, Laio vede nel figlio una minaccia mortale.

La storia del Re di Tebe è quindi segnata da un impossibile passaggio di testimone tra le generazioni: il rifiuto del tramonto davanti ad una nuova alba porta ad un’inevitabile conflitto.


Laio non riesce a vedere nel figlio Edipo la continuità della vita che passa di generazione in generazione; Laio diviene, come Saturno, un padre che divora i suoi figli, rifiutando di lasciare il posto che il passare inesorabile del tempo lo costringerà a cedere.

Il Re di Tebe, tentando di uccidere Edipo, abdica al proprio ruolo di padre per non perdere il proprio trono; il sovrano rinuncia a guidare la transizione simbolica che lega tra loro le generazioni, preferendo invece la rottura del conflitto e della violenza. Alla legge della vita e del tempo Laio cerca di opporre la propria volontà conservativa, finendo per poi cadere proprio sotto i colpi del figlio.


Il mito greco, già con Freud, è stato un potente mezzo per descrivere le scoperte della psicoanalisi, spesso controverse ed inquietanti; in particolare, la vicenda di Edipo e della sua famiglia sono considerate come un vero e proprio sinonimo della teoria freudiana dello sviluppo del soggetto.


Per approfondire:

-Giani Gallino - Il complesso di Laio. I rapporti famigliari nei disegni dei ragazzi;

-Freud - Totem e Tabù;

-Massimo Recalcati – Cosa resta del padre?



Il narcisismo del genitore è scosso da questi vissuti così distanti e difficili da conciliare: la nascita dell’Altro implica una ferita per il proprio valore narcisistico; la centralità della vita del figlio richiede un sacrificio non sempre facile da affrontare.


Tra i teorici delle “relazioni oggettuali”, una delle principali scuole di pensiero post-freudiane, è in Laio che è necessario ricercare l’origine della tragedia che poi colpirà Edipo: solo osservando come Laio sia stato “padre” di Edipo è possibile infatti interpretare l’azione del figlio divenuto poi parricida.


Se per Freud al centro del funzionamento psichico vi è la ricerca della scarica della pulsione, per i teorici delle “relazioni oggettuali”, la spinta primaria della vita psichica sarebbe piuttosto legata alla ricerca della relazione e del contatto con l’altro. Laio, in questo senso, oppone la propria personale soddisfazione (essere re) al legame con l’altro (Edipo), finendo poi per cadere all’inevitabile e tragico destino della profezia dell’Oracolo di Delfi.


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