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HARRY POTTER E IL TRAUMA

Quella di Harry Potter è tra le saghe di maggior successo di tutti i tempi. Il mondo fantasy creato dalla fervida immaginazione della scrittrice inglese J. K. Rowling ha affascinato intere generazioni, divenendo un vero e proprio fenomeno di rilevanza planetaria.


I sette libri che raccontano le avventure di Harry Potter, del mondo dei maghi e dei “babbani”, sono tra i maggiori successi commerciali e di pubblico degli ultimi anni e sono stati tradotti in oltre 80 lingue. I romanzi sono stati poi adattati al grande schermo, ispirando 8 film di grande successo.


Harry Potter, interpretato da Daniel Radcliffe


Fin dalla sua nascita, la storia del maghetto protagonista, Harry Potter, è segnata dalla dimensione del trauma: i suoi genitori infatti sono stati eliminati da un mago malvagio, chiamato Voldemort. Principale antagonista dell’intera serie, il personaggio di Voldemort è così inquietante per i maghi che popolano il mondo magico da non poter essere pronunciato; ogni riferimento viene infatti taciuto, preferendo l’espressione “Tu-sai-chi”.


Nel “mondo” di teorie che si è sviluppato intorno ai romanzi di Rowling, questo timore viene spiegato come l’effetto di un incantesimo di Voldemort stesso: il mago malvagio avrebbe eseguito un incantesimo di “rintracciamento”, tale da permettergli di trovare chiunque lo nominasse, per poi eliminarlo.


Voldemort, interpretato da Ralph Fiennes


Per questo, nel mondo dei maghi si sarebbero diffuse espressioni come “Colui-che-non-deve-essere-nominato” oppure “Voi-sapete-chi”.


Il piccolo Harry sarebbe uno dei pochissimi sopravvissuti all’attacco del malvagio Voldemort: la celebre cicatrice che porta sulla fronte testimonia, come una traccia indelebile, del terribile evento che ha subito.


Nel corso della trama, emergono ulteriori elementi che legano la figura di Harry a quella di Voldemort: gli “horcrux”.


Gli horcrux sarebbero degli oggetti magici che contengono l’“anima” di un mago. Il loro scopo principale sarebbe di permettere al creatore dell’horcrux di sopravvivere, in una qualche forma, al proprio corpo mortale, attraverso questi oggetti.


Il frammento di anima riversata nell’horcrux potrebbe quindi avere una vita anche oltre la morte del mago, permettendogli così di raggiungere una forma di immortalità.


L’incantesimo necessario per realizzare questi oggetti magici è considerata la più oscura e malvagia mai ideata e prevede della condizioni particolari: questa magia può essere compiuta solo dopo l’eliminazione di una persona. Questa condizione è necessaria per “scindere” l’anima del mago che svolge l’incantesimo, possibile, nella fantasia dell’autrice, solo compiendo gesti estremamente malvagi e crudeli.


Non vi sarebbe un limite al numero di horcrux che un mago può creare: tuttavia, al crescere del numero di questi, l’anima del mago ne risulterebbe sempre più indebolita, degradandone l’aspetto e le capacità. Gli horcrux sono difficili da realizzare e da distruggere: per annullare il loro potere magico è necessario un grande potere magico e il veleno di basilisco e l’ardemonio, oggetti del mondo dei maghi.


Una via alternativa è “ricomporre” l’anima del mago che ha realizzato l’incantesimo, attraverso un profondo e sincero pentimento per le malvagità commesse.


Nel corso della saga si scopre che Voldemort ha completato questo incantesimo sette volte, realizzando sette horcrux diversi: una coppa, un medaglione, un diadema, un diario, un anello prezioso, un serpente e… lo stesso Harry Potter.


I sette horcrux di Voldemort


Il mago malvagio avrebbe infuso una parte della sua anima in una delle proprie vittime, trasformandolo per sempre.


La vicenda di Harry Potter rappresenta un’interessante metafora del rapporto tra la vittima e il trauma che ha subito.

Se il mondo dei maghi pare adottare una modalità di evitamento, rifiutando fino al parossismo di nominare Voldemort e di riconoscere gli inequivocabili segni del suo ritorno sulla scena, il giovane Harry è chiamato invece a recuperare le tracce di un passato nebuloso e censurato dai silenzi di chi lo circonda.


La stessa cicatrice, divenuta simbolo dell’intera saga (insieme alle bacchette magiche e alle scope volanti), rappresenta una traccia ineliminabile del passato: non può essere cancellata e, come una firma, “marchia” il corpo del giovane mago.


Inoltre, Harry è un “horcrux” di Voldemort: nella vittima vive qualcosa del carnefice. Questo aspetto del rapporto tra i due personaggi è centrale: il superamento del trauma non passa per la rimozione o la negazione dell’evento, bensì per la responsabilità.


Responsabilità e colpa sono due concetti diversi: se la colpa è un concetto del mondo giuridico e morale, legato alla violazione di una norma, il concetto di responsabilità ha invece a che fare con l’esperienza.


Dal punto di vista della psicoanalisi, siamo responsabili di tutto ciò che accade nella vita, traumi compresi.

Cosa significa? Significa che siamo chiamati a fare i conti con tutto ciò che ha avuto luogo nel rapporto con l’Altro, traumatico oppure no, anche se ne siamo vittime. Addirittura il maghetto porta in sé una parte del mago malvagio: come fare i conti con il “male” dentro di sé?


Nel corso di un’analisi è necessario passare dalla posizione hegeliana dell’“anima bella”, che rifiuta ogni responsabilità e implicazione nella propria storia, per fare spazio al lavoro soggettivo di assunzione e cura delle proprie ferite.

Questo accade per qualsiasi forma di trauma: se l’evento traumatico assume la forma di una lacerazione del tessuto simbolico della nostra vita, il lavoro analitico punta a bordare e rammendare con una nuova trama lo strappo, dandogli una forma nuova.



Il superamento del trauma passa quindi per la strada dolorosa e faticosa della responsabilità: cosa abbiamo fatto della ferita che ci hanno inferto? Il giovane maghetto trasforma il dolore della perdita nella forza per fare il bene, scegliendo la via difficile della verità.


Così, ogni trauma, fisico e psichico, passa per la difficile strada della propria assunzione, che richiede di andare al di là della mera colpa.


Per approfondire:

-Simone Reagazzoni – La filosofia di Harry Potter;

-Peter Subkowski – “Il trauma come spinta per lo sviluppo psichico”;

-J.K. Rowling – “Harry Potter”



Il concetto di trauma è legato a “doppio nodo” con la storia della Psicoanalisi: la prima teoria della nevrosi di Freud poneva al centro un ipotetico trauma reale legato ad una seduzione subita in infanzia e mai elaborata psichicamente;


Tuttavia, gli studi e la pratica clinica hanno permesso a Freud di cogliere la portata “traumatica” delle fantasie e della pulsione: la stessa consapevolezza del conflitto psichico tra le diverse istanze può avere una portata traumatica, generando una profonda sofferenza psichica nel soggetto.


Per questo, la teoria del trauma infantile è stata accantonata, portando alla formulazione della teoria della nevrosi come frutto del conflitto tra Io ed Es.


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