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FREUD SULL’ACROPOLI DI ATENE

Nel corso della sua vita, Freud ha dato grande spazio ai viaggi, recandosi in luoghi d’arte e del sapere. Nel 1904, Freud si è recato in Grecia, visitando l’Acropoli di Atene. Per Freud, grande amante della cultura, dell’arte e della mitologia classica, Roma e la Grecia erano tappe obbligate.


Questa visita in Grecia segnerà profondamente Freud che, oltre 30 anni dopo, scriverà un’opera nella quale ricorda e analizza quanto accadde sull’Acropoli: “Un disturbo della memoria sull’Acropoli, lettera aperta a Romain Rolland” (1936).


Freud visitò l’Acropoli all’età di 48 anni, rimanendone profondamente commosso:


“Dunque è davvero così come abbiamo imparato a scuola! Quanto superficiale e debole doveva essere la mia fede nell’effettiva verità di ciò che ascoltavo, se ora potevo essere così stupito!”



Freud non aveva in programma di visitare Atene: in origine, il suo viaggio era diretto verso Corfù, in compagnia del fratello minore, Alexander. All’improvviso, un cambio di programma: al posto dell’isola dell’Egeo, la comitiva è diretta ad Atene.


Per Freud è una sorpresa: “Noi arriveremo ad Atene? Non è possibile, è troppo difficile”, afferma Freud, colpito da un “desiderio di intensità sconvolgente”: “è troppo bello per essere vero!”, esclama Freud.


Freud fatica a concedersi la felicità legata a questo cambio di programma, interpretandola come l’azione repressiva del proprio Super Io. La gioia per questa sorpresa rende questo evento come “irreale” agli occhi di Freud.


Giunto sull’Acropoli, Freud afferma: “Non avrei mai creduto che mi sarebbe stato concesso di vedere Atene con i miei occhi, come indubitabilmente si dà il caso ora… Secondo i miei sensi, mi trovo sull’Acropoli, ma non posso crederci… Dunque tutto questo esiste veramente, proprio come abbiamo imparato sui libri di scuola?”


Ecco emergere il “disturbo della memoria” di cui parla Freud: si tratta del “falso ricordo” dell’incredulità scolastica nell’esistenza di Atene e dell’Acropoli. Freud si sente diviso, come in due persone: una è sull’Acropoli, un’altra stenta a crederci.


Fachinelli descrive queste due “anime” di Freud come l’“anima della gioia” e l’“anima della ricerca”: Freud avrebbe vissuto un profondo senso di irrealtà sull’Acropoli, dal quale si sarebbe difeso spostando tale vissuto, legato alla sua profonda commozione, nel suo passato di studente.


Qual è la ragione di questo spostamento emotivo lontano dall’io di Freud?

È Freud stesso a darci la risposta: si tratterebbe di un profondo senso di colpa. La gioia prodotta dall’osservare Atene e l’Acropoli sarebbe proibita perché essa significa aver fatto “tanta strada”, in particolare “più strada del padre”.



Il giovane Sigmund insieme al padre, Jacob


In questa esperienza Freud sente di essere andato più lontano del padre, la realizzazione del desiderio edipico di superare il genitore.


Nell’immagine, Freud durante il suo viaggio in Grecia nel 1904.


Per approfondire:

-Elvio Fachinelli, “La mente estatica” (1989);

-Sigmund Freud, “ “Un disturbo della memoria sull’Acropoli, lettera aperta a Romain Rolland” (1936).


Come abbiamo esplorato in questo articolo, Freud era un grande conoscitore della cultura antica in generale e di quella classica in particolare.


Nella sua esperienza di fondatore di una nuova scienza, la Psicoanalisi, Freud vivrà un profondo vissuto di isolamento e opposizione da parte della realtà culturale, politica e sociale della sua epoca, ancora profondamente influenzata dallo stile bigotto e repressivo vittoriano.


Per affrontare censure, rifiuti ed ostilità, Freud sentì la necessità di richiamarsi a grandi del passato, identificandosi con loro: in particolare, occupa un posto di rilievo nell’animo di Freud la figura del condottiero cartaginese Annibale, come Freud di origine etnica semitica.


Annibale, geniale e condannato alla fuga e alla solitudine, era per Freud un esempio di tenacia e coraggio, la stessa che sentiva necessaria per sostenere la causa della Psicoanalisi.

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