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COS(a) DESIDERIAMO?

Slavoj Zizek è uno dei filosofi più originali e controversi. Nei suoi studi Zizek cerca sempre una chiave “pop” e provocatoria per mostrare le contraddizioni della società e il modo perverso nel quale l’ideologia ci condiziona.


Slavoj Zizek


Con un celebre esempio, Zizek riprende il commento di Lacan al “Simposio” di Platone: il dialogo platonico è utile allo psicoanalista francese per spiegare le dinamiche dell’amore e del transfert analitico.

In chi amiamo, sottolinea Lacan, amiamo qualcosa di speciale, che riteniamo di trovare proprio in chi amiamo e non altrove; in altre parole, l’amato sarebbe il “portatore” di qualcosa di prezioso per noi.

Questo oggetto prezioso, custodito per noi da chi amiamo, è chiamato da Lacan “oggetto piccolo (a)”.

Sarebbe quindi questo “oggetto piccolo (a)” a scatenare il nostro desiderio verso chi amiamo.


Secondo Lacan, il primo ad avere capito “le cose dell’amore” sarebbe stato il filosofo ateniese Socrate.


Jacques Lacan


Nel dialogo platonico, Socrate intuisce proprio questo: il giovane Alcibiade non lo ama per chi è (Socrate è infatti noto per il suo aspetto sgradevole e il suo essere un perdigiorno insopportabile!) bensì per questo (a) che ritiene di trovare nel filosofo, che Socrate invece intuisce avere a che fare non con lui stesso, bensì con Agatone.

Socrate capisce di essere come un “contenitore vuoto”, che non sa nulla: è Alcibiade che colloca in Socrate quanto desidera trovare. Nell’altro quindi, il desiderio cerca quell’oggetto che possa colmare la mancanza, dando soddisfazione al soggetto.


Erma di Socrate


Così, nell’analisi, i vissuti del paziente verso l’analista non hanno a che fare con l’analista “come persona”, bensì come depositario di questo “oggetto (a)” che il paziente ricerca. Questo vale, in senso stretto, per il transfert simbolico. Certamente, su un versante immaginario, certe caratteristiche dell’analista (come il suo genere, la sua età e il suo aspetto) hanno una certa importanza!

Grazie a Socrate, Lacan riesce così a costruire una teoria del transfert.


Zizek riprende questa logica in modo brillante e sorprendente. Come? Facendo l’esempio dell’ovetto di cioccolato.

Afferma Zizek:


“Kinder è uno dei prodotti per bambini più popolari, in vendita in tutta l'Europa centrale: è un guscio d'uovo vuoto fatto di cioccolata e avvolto in una carta dai colori vivaci; dopo aver tolto la carta e aver rotto il guscio di cioccolata, ci si trova dentro un giocattolino di plastica - o pezzi a partire dai quali un giocattolo può essere montato.

Questo giocattolo non è l'oggetto piccolo (a) allo stato puro? Non è il piccolo oggetto che riempie il vuoto centrale, il tesoro nascosto, “agalma”, al centro? Un bambino compra quest’uovo di cioccolata, spesso gli strappa nervosamente la carta e rompe il cioccolato senza preoccuparsi di mangiarlo, perché gli interessa solo il giocattolino al centro - non è questo patito della cioccolata un perfetto caso del motto di Lacan: “ti amo, ma, inspiegabilmente, amo in te qualcosa che è in più di te stesso e quindi ti distruggo”?


Zizek sottolinea l’assoluta differenza tra l’oggetto desiderato (l’ovetto) e l’oggetto causa del desiderio (la sorpresa): è per questo che, spesso, la passione amorosa si traduce rapidamente in delusione; ciò che riteniamo di aver trovato nell’altro, l’oggetto prezioso capace di rendere l’altro dell’amore desiderabile e pieno di qualità, in realtà non c’è.


“Questo vuoto materiale (reale) al centro sta per lo scarto strutturale (formale) per conto del quale nessun prodotto è “realmente questo”, nessun prodotto regge il confronto con le aspettative che esso suscita.

In altre parole, il giocattolo di plastica non è semplicemente diverso dal cioccolato (il prodotto che abbiamo comperato); è materialmente diverso dal cioccolato, si situa nel vuoto di questo, è sulla stessa superficie dov’è il cioccolato…”


Il gioco dell’amore e del desiderio allora torna utile al marketing e alla vendita: suscitando il desiderio, il consumatore è spinto in modo irresistibile verso la merce, sempre nuova, sempre pronta a promettere ogni bene.


Per questo, sottolinea Zizek:

“L'ovetto Kinder fornisce la formula di tutti i prodotti che promettono di più: “compra un dvd player e avrai 5 dvd gratis” oppure, in una forma anche più diretta, avrai più della stessa cosa: “compra questo dentifricio che ha 1/3 di prodotto in più gratis”….

“La funzione di tutti questi “more”, di più, è di riempire la mancanza di un “meno”, di compensare il fatto che, per definizione, una merce non ci consegna la sua fantastica promessa.”


Al cuore del desiderio abbiamo quindi una mancanza, che cerchiamo di riempire con qualcosa che per noi è divenuto molto prezioso perché perduto.

È quindi il mito della perdita originaria ad alimentare il desiderio; la ricerca di questo “oggetto piccolo (a)” tuttavia è destinato al fallimento, perché l’altro non possiede quello che davvero cerchiamo.


Se l’analisi permette di costruire una risposta al desiderio come strutturalmente insoddisfatto, il mercato, come nell’esempio dell’ovetto Kinder, piega alla propria logica il funzionamento del desiderio, promettendoci il miraggio della completa soddisfazione.


L’illustrazione è di Giulia Iaquinta.


Per approfondire:

-Slavoj Zizek – “Psicoanalisi e mondo contemporaneo” (2006)

-Jacques Lacan – “Il Seminario, Libro VIII, Il Transfert”

-Platone – “Il Simposio”.



Zizek è un attento studioso della filosofia marxista e della psicoanalisi. In particolare, nella sua critica dell’oggetto “merce” e del desiderio, sottolinea che in gioco vi sia la struttura intrinseca di ogni merce: ci attrae non per quello che è in realtà, ma per il (+) che ci promette di trovare nel suo possesso.


Tuttavia, senza quel (+), l’oggetto desiderato perde ogni attrattiva. Come sottolinea Zizek:

“L'oggetto causa del desiderio è quella strana imperfezione che disturba l'equilibrio, ma se lo eliminiamo allora l'oggetto desiderato non funziona più, insomma cessa di essere desiderato.

È un ostacolo paradossale che costituisce quello verso cui esso è ostacolo.

In questi termini possiamo capire anche la natura della posizione malinconica. Il malinconico ha l'oggetto del desiderio ma ha perso il desiderio stesso. Vale a dire che egli perde quel che gli fa desiderare l'oggetto desiderato”


Zizek mentre tiene in mano un ovetto Kinder

(tratto da "Guida perversa all'ideologia")

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